Ho letto su Ansa online della distribuzione della tassa di soggiorno nelle città italiane per quanto riguarda quest’anno.
Vincono come gettito le città d’arte
Innanzi tutto, ho scoperto con grande stupore che le città d’arte che applicano la tassa di soggiorno sono solo 104. In un Paese denso di tradizioni, ma anche di valorizzazioni, come il nostro, mi sarei aspettato delle cifre molto più consistenti, almeno triple. Vero è che la tassa di soggiorno è discrezionale alle amministrazioni, e non dipende necessariamente dall’afflusso turistico, né assolutamente alla sensibilità storico/artistica/culturale delle dette amministrazioni.
La città con il maggior gettito da tassa di soggiorno è stata Roma, con un incasso pari a 130 milioni, il 27,7% del totale. L’incasso delle prime quattro (Roma, Milano, Venezia e Firenze) è superiore a 240 milioni, oltre il 58% del totale nazionale. Il peso delle grandi città si fa sentire anche sulla classifica regionale, guidata dal Lazio con quasi 135 milioni di euro. Seguono il Veneto con 63,7, la Lombardia con 59,5 e la Toscana con 57,4. In queste quattro regioni viene raccolto il 67,1% del gettito complessivo.
La normativa è effettivamente poco chiara, e quindi capisco poco la polemica su Airbnb, che l’articolo dice assolvere a tale obbligo solo in 18 comuni su 997.
La destinazione della imposta
Questo paragrafo è così breve perché, allo stato attuale della normativa, NON C’E’ una destinazione del gettito di questa imposta. Da chi lo utilizza come una tassa sul turismo, a chi promette il re-investimento in strutture o iniziative turistiche.
Necessità di normativa
Le informazioni qui contenute, non l’ho ancora specificato anche se chi ha letto l’articolo di Ansa già lo sa, sono del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. Il contesto, la 69/a assemblea generale della federazione tenutasi a Capri con la presenza del ministro Gian Marco Centinaio.
La presenza ministeriale è a garanzia quantomeno di un impegno alla razionalizzazione, da parte delle istituzioni. Per quanto, a mio parere, la riduzione della tassa di soggiorno non sarà una misura applicata. Per chi invece potrebbe metterla ma non l’ha, bisognerebbe valutare il reale impatto che avrebbe sui consumi, e se la razionalizzazione nazionale penalizzerebbe questa ultima casistica.
Ma le città d’arte rimangono poche, e qui dobbiamo fermarci a riflettere.