Una notizia che colpirà sia gli appassionati d’arte sia chi ancora si lascia gelare i polsi per gli eventi della Storia.
La strage dei Georgofili fu un fatto di cronaca che colpì, e mi rende un po’ perplesso utilizzare il passato remoto, perché non mi sembra che siano passati 25 anni. Tanto è vivido il ricordo.
“Una ‘sala memoriale’ per ricordare la strage dei Georgofili nascerà agli Uffizi nell’area antistante la sala d’accesso al Corridoio Vasariano (la più danneggiata, nel museo, dalla deflagrazione dell’autobomba), in occasione della sua futura riapertura: conterrà i tre dipinti andati distrutti durante l’esplosione avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, poi recuperati grazie a certosini interventi di restauro. Si tratta dell’Adorazione dei Pastori di Gherardo delle Notti, del Concerto musicale di Bartolomeo Manfredi e dei Giocatori di carte, sempre del Manfredi. Ad annunciare l’iniziativa, parlando con l’ANSA, è stato il direttore della galleria”. (riporta Ansa)
Perché la memoria resa in arte è viva
Senza ad ogni costo volersi distanziare dalla necessaria pubblicità che l’iniziativa merita, devo riflettere sul positivo significato celebrativo che qui l’arte assume. Un significato che forse è rimasto nell’arte sacra, che almeno fino ai primordi della modernità ha accompagnato tematicamente quasi ogni tentativo artistico.
L’arte del cerimoniale, della piazza e del trofeo, è ricalcata a mio parere dall’arte come memoria.
Se creare una coscienza di popolo è wagnerianamente un processo anche artistico, non possiamo tuttavia istituire una cronologia. Mi spiego: a volte mi chiedo se debba venire “prima” la celebrazione artistica, e poi il fatto. Se l’arte insomma debba essere in qualche modo anticipatrice di una sensibilità che verrà.
Di un fatto, anche, se consideriamo la fantascienza, ma non vorrei uscire troppo dalla strage dei Georgofili, e dall’ammirazione che quest’iniziativa tutta fiorentina mi ha spontaneamente suscitato.