“Very Ralph” è il nuovo documentario su Ralph Lauren pubblicato da HBO.
Ralph Lauren, un documentario
Innanzi tutto, mi ha molto colpito il vedere la stanza nella quale lavorava il grande stilista: alle pareti, oggetti apparentemente senza un nesso logico tra di loro: una bicicletta d’epoca, cappelli da cowboy ovunque, diverse stampe, modellini di macchine, peluche, oggetti da aviatore, modellini di aeroplani.
In perfetto pop style, anche diversi oggetti in stile indiano d’America.
Fuoricampo, Lauren commenta la propria stanza: “Tutto in questa stanza è un mix di tutto ciò che amo. Hanno tutti un significato. E non sono solo cose. . . . Sono una sorta di inizio di un concetto”.
Molti concetti, molti stili diversi
Non si può dire che Lauren sia stato carente, in termini di concetti. Fin dalla fondazione della sua attività, nel 1968, come stilista di cravatte, e più tardi, nel corso dei decenni successivi, come creatore il cui campo d’azione copre tutto, dall’abbigliamento all’arredamento.
Il documentario ha un tono fortemente celebrativo.
Essendo un marchio ancora in commercio, e che ancora va piuttosto forte, non stupisce questo tono, che appartiene probabilmente a qualcuno che Lauren lo ama.
La ricerca dello stile che ne emerge riflette quasi esattamente gli oggetti che Lauren aveva nella stanza, all’inizio del documentario.
Gli elementi principali
C’è l’equitazione sugli ampi prati verdi. C’è Inghilterra e c’è l’America dei western.
Ci sono dei colori molto intensi e dei motivi che osano.
Ho letto un bell’articolo a riguardo del The New Yorker, di cui vorrei tradurre un pezzo:
Tra gli altri prodotti preferiti da Lauren ci sono lo stile degli espatriati della Costa Azzurra degli anni Venti, la tradizione dei nativi americani, il glamour della vecchia Hollywood e l’abbigliamento da lavoro degli anni Trenta e Quaranta. Il risultato di questo amalgama potrebbe non avere molto senso: i cowboy e gli indiani non sono storicamente noti per l’unione più perfetta, né, del resto, gli antenati coloniali britannici americani e i loro figli ribelli, legati alla frontiera. È il tipo di mix, però, che il potente – sano, abbronzato e nervoso, per lo più bianco – può fare, ignorando allegramente le contraddizioni tra una moltitudine di significati culturali per ottenere un’identità visceralmente efficace, un’identità/marchio. (Fonte, The New Yorker).
Con la precisazione che Lauren non nacque “potente-sano”, ma fu un immigrato, come molti altri.