Si chiama Alexander Bogdanov (mi si perdonerà l’errata traslitterazione dal cirillico) ed era amico di Lenin.
Con Stalin organizzò qualche rapina di partito, ma nella vita reale era medico, appassionato di fisica, di filosofia e filosofia politica. Conosciuto come trotskista più che come leninista, scrisse però molto con Lenin, e le partite di scacchi che i due allestivano, più che occasionalmente, hanno portato a celebri fotografie. Si dice, tra l’altro, che Bogdanov vincesse spesso, cosa che a Lenin non piaceva affatto e gli provocava delle ire piuttosto stizzite.
Ma Bogdanov è famoso anche per il suo romanzo di fantascienza “Stella Rossa”, dove si immagina come la società dell’epoca avrebbe potuto vivere il contatto con degli abitanti di altri mondi (alieni, banalmente). Nell’ottica dell’autore, bolscevico ma ben più radicale, filosofico di quanto il materialismo storico sia portato ad esigere dai suoi rivoluzionari, nella sua ottica insomma se esiste una tecnologia più avanzata di quella contemporanea, allora è stata prodotta da un sistema sociale sicuramente migliore del nostro.
Se per la concezione bolscevica il sistema capitalista era arrivato al suo massimo culmine, facendo il suo tempo, la nuova società non poteva che essere socialista.
E così la stella rossa è il pianeta dal quale vengono queste creature tecnologicamente più avanzate, che condividono con l’uomo terrestre qualche particolare, come la forma di comunicazione probabilmente.
L’ordine sovrano
Bogdanov è famoso anche per la sua Tectologia. La teoria dell’ordine, o potremmo dire delle strutture che governano e animano la realtà. Se una mente più eclettica di questa possa essere pensata, non era forse il contesto adatto, qeullo rivoluzionario bolscevico, per consentire a tutte le sue probabilmente valide teorie di trovare terreno fertile.
UN personaggio comunque che varrebbe la pena riscoprire, del quale ultimamente sento parlare abbastanza frequentemente. La ciclicità di certe mode a volte mi stupisce ancora.