Un grande autore si adatta a format diversi? Oppure i grandi sanno solo specializzarsi nel proprio specifico genere e raggiungere la massime vette possibili da lì?
In ogni caso, Prévert ha scelto la via dell’eclettismo.
Dopo il teatro, inizia per lui una nuova era, quella del cinema.
Abbiamo Le Quai des brumes, Drôle de drame, Le jour se lève, Les Portes de la nuit, e uno doppiato in italiano abbiamo anche Il delitto del signor Lange.
Il successo
Fu proprio il cinema a decretare l’inizio di quello che sarà un indiscusso successo del poeta francese.
Probabilmente la popolarità acquisita mentre scriveva per il cinema gli fruttò le credenziali necessarie per essere oramai considerato un soggetto ben vendibile sul mercato editoriale. Sembra un ragionamento assai poco orientato alla qualità letteraria, e devo dire che non mi appartiene, però abbandoniamo la naivété: un autore viene spesso pubblicato se è già qualcuno. Il percorso di chi non è ancora noto è irto di ostacoli, e spesso non tutti riescono ad avere le stesse potenzialità di partenza.
Bisogna aspettare il dopoguerra per iniziare a pubblicare, con i tipi dell’editore René Bertelé.
Il primo libro di Prévert si intitola Paroles ed è fortemente rivoluzionario, sia come copertina che come contenuti.
Il successo, vista la popolarità già acquisita di Prévért, fu sterminato: nel 1948 aveva venduto già 60mila copie, che per l’epoca erano un numero di un certo rispetto.
La musica
C’è chi definisce Jacques Prévert un paroliere, perché i suoi testi presentano un ritmo intrinseco adeguato per essere musicato.
I temi poi ben si prestano alla riproduzione di massa. Les feuilles mortes ha raggiunto la popolarità mondiale, per non parlare della colonna sonora di Les portes de la nuit.
Ma dove potremmo tracciare il confine tra paroliere e poeta? Vediamo di dare una risposta soddisfacente nel prossimo post.