La nuova raffigurazione di Leda e il cigno scoperta in questi gironi a Pompei ha dell’incredibile.
Pensare che sotto la spianata per raggiungere il Vesuvio si sia trovato sepolto un reperto, di per sé è una notizia.
La zona, se non ho capito male, è proprio una via di passaggio, una spianata che non era ancora stata intaccata non mi è chiaro per quale motivo.
Patrimonio fragile
Come ho già detto in altri frangenti, la fragilità del patrimonio che ci troviamo sotto i piedi è acuita dalla consapevolezza che non solo il materiale del patrimonio, ma anche gli eventi atmosferici fatali e occasionali possono modificarli e minarli in modo molto profondo.
Per l’opinione pubblica Pompei è decisamente percepita come una realtà precaria, in preda dei capricci del vulcano attivo che si trova di fianco.
La scoperta di un ulteriore reperto ancora più prossimo al vulcano è quindi una ri-conferma icastica dell’essenza del luogo, e dell’essenza di come esso viene concepito. Che, secondo i geografi, è poi l’essenza stessa!
Leda e il cigno
Comunque, quanto successo sotto la spianata di Pompei è il ritrovamento di un ulteriore reperto di pittura muraria che va ad aggiungersi al consistente patrimonio pompeiano. A differenza di altre vestigia sottoposte alle intemperie e all’ossidazione, le pitture murarie di Pompei hanno avuto la fortuna di rimanere protette dallo strato cinereo e roccioso, conservandosi così quasi perfettamente.
Le tecniche di restauro e recupero odierne, quando i fondi siano correttamente erogati e investiti, di fare un bel lavoro di recupero duraturo e rispettoso dell’originale.
Amo molto Pompei, e capisco che quelle che racconto siano banalità per chiunque si sia affacciato anche solo lontanamente, non dico al mondo del restauro, ma anche allo studio della storia antica. Che è materia di scuola dell’obbligo, tra parentesi. Però ecco, non va mai dimenticato che le competenze per recuperare questa splendida Leda ci sono state. E ci potrebbero essere, ancora.