Un nome che è uguale a quello di uno Stato. Pressoché impronunciabile per i parlanti anglofoni, ma Roy Lichtenstein non si è certo fatto rallentare da pseudonimi da orfanotrofio dickensiano, e si è tenuto ciò che l’anagrafe gli aveva lasciato in dote.
Roy Lichtenstein al Mudec di Milano
Dopo il progetto espositivo antropologico dedicato al Perù, (Milano città mondo), il Mudec si colorirà a partire dal primo maggio delle tinte nette della Pop Art più sfacciata. Di Lichtenstein ci saranno diversi periodi e samples dell’intero percorso artistico, con l’ambizione di dare un quadro il più esaustivo possibile, limiti dei prestiti intermuseali concedendo.
Dagli anni Sessanta ai Novanta, una parentesi che passando dalla contestazione si evolve in parallelo con questa cultura della Pop Art, massificata, arrogante, demagogica e irresistibile.
Finita a ottobre 2018, si vociferava di un’altra interessante mostra con 80 lavori dell’artista statunitense e di contemporanei, che purtroppo non sono riuscito a vedere. Sede, la sede della Fondazione Magnani Rocca, a Mamiano di Traversetolo presso Parma. Presenti anche “opere iconiche di Andy Warhol, Mel Ramos, Allan D’Arcangelo, Tom Wesselmann, James Rosenquist e Robert Indiana. Un appuntamento unico nel suo genere, reso possibile grazie alla collaborazione della Fondazione Magnani-Rocca con celebri musei internazionali e prestigiose gallerie e collezioni private” (fonte).
Verso l’Oriente estremo
Non ho sinceramente capito quale sia l’intento della sezione cino-giapponese, presente all’interno della mostra, ma immagino che ne daranno notizia a ridosso della data di apertura.
Forse per dare corpo a qualche rivendicazione in corso, visto che sembra essere il colpo di scena la nuova tecnica promozionale dei curatori museali italiani (vedi Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, che lancia appelli alla natia Germania di restituzione di un quadro sottratto dai nazisti).
Salvo poi riservare lo spazio espositivo a Sogni d’oriente. Monet, van Gogh, Gauguin, gli italiani e il Giappone, che sarà aperta dal primo ottobre 2019.
Chissà, nonostante la parentesi peruviana iniziale ci riserviamo una cospicua parentesi sino-nipponica. Si preannuncia un Mudec interessante.