Un sodalizio artistico vincente, quello tra Mozart e Da Ponte, crollato nel processo letterario per via di quell’oblio che a volte colpisce i grandi.
Da Ponte crollato nel processo letterario
Il vero problema non è tanto che Da Ponte non sia conosciuto, perché è indubbio che sia letto nelle università di Lettere e che ogni melomane anche alle prime armi lo conosca.
Ma perché non viene studiato nella scuola dell’obbligo? Mi sentirei di addurre la motivazione della decadenza della musica nella maggior parte dei programmi scolastici, ad esclusione degli indirizzi specifici.
Una condanna non annunciata
Era stato minacciato con la villeggiatura nel temuto Carcere dei Piombi di Venezia. Da Ponte, per le sue attitudini politiche e artistiche piuttosto libertine partì alla volta di Gorizia, e da qui Vienna.
La corte di Giuseppe II d’Austria fu quella che lo consacrò alla fama del grande pubblico nobiliare, per il quale il nome di Da Ponte, insieme a quello di Casanova, contribuì non poco al fascino che l’avventuriero letterato italiano doveva suscitare all’epoca. La collaborazione con Mozart e quella con Salieri sono due per tutte, che conoscono anche i meno ferrati in storia del teatro tardo settecentesco.
Con una carriera così in salita, che forse ricorda un po’ quella del Tiepolo, stupisce che un artista del genere non sia nei programmi delle scuole. Ma si sa, la condanna all’oblio è sempre in agguato, anche per i più grandi.
Sic transit gloria mundi?
Inutile scomodare le filosofie cicliche, a parer mio. Semplicemente, il raffinato autore non è apprezzato se non come ingranaggio, appunto, delle opera di grandi musicisti, come Mozart e Salieri.
Vorrei però spezzare una lancia a suo favore, e non solo perché ho di recente rivisto il “Pastor fido”, musicato da Salieri, e con libretto di Da Ponte. Non solo, ma principalmente. Va fatto un plauso a questo grande artista, anche se in parte dimenticato.