Pari forse in fascino solo a Stonehenge, l’isola di Pasqua occupa un posto alto nella fascinazione pubblica per via dei suoi enormi mascheroni.
Né più mai toccherò le sacre sponde
Gli sguardi vuoti, i tratti ieratici, le acconciature mai viste in nessun gruppo aborigeno, a memoria d’uomo. Nessuno sapeva cosa fossero, i mascheroni dell’isola di Pasqua, anche se attenendosi alle spiegazioni dei maori dovrebbero essere divinità benefiche.
Sono teste enormi in tufo, che si rivolgono alla parte interna dell’isola, e proteggono la direzione nella quale sono rivolti, e tutti quelli che vi si trovano.
Una funzione quindi, secondo quanto dicono i maori, eminentemente divina, il che spiegherebbe la posa ieratica.
Come li hanno trasportati?
Innanzi tutto, sappiamo da dove arrivano. È stata trovata sull’isola un enorme cratere nel quale ci sono segni chiari di estrazione del tufo. Sono enormi blocchi di tufo, estratti e pre-intagliati in miniere non sempre vicine al luogo di collocamento finale. Il cratere è oggi chiamato Rano Raraku, e le ipotesi su come siano stati trasportati questi enormi pesi sono diverse.
La più accreditata sembra essere quella ci carri o rulli costruiti con i tronchi . Se seguiamo entrambe queste versioni, è chiaro conseguirne che un forte disboscamento dell’isola sia stato perpetrato, durante questa operazione di trasporto.
Questo potrebbe giustificare i mascheroni “magri”, probabilmente colpiti dalla carestia, come la popolazione che avrebbero dovuto proteggere dalla fame.
Dei o antenati?
Se però ci limitiamo alla interpretazione Maori, diventa strano spiegare perché alcune statue recano anche un corpo integralmente seppellito dal tempo, parliamo infatti di statue circa risalenti all’anno 1000 d.C., mentre altre sono più piccole, costituite solo da teste.
Nuova ipotesi: e se i piccoletti fossero in realtà delle effigi di antenati o personaggi rilevanti dell’isola? Come le statue equestri e le sculture celebrative per la nostra cultura europea. Nessuna offerta votiva a corroborare l’ipotesi “antenati”, però.
Sono tutte spiegazioni affascinanti, che non risolvono l’aura di mistero che queste enormi teste portano con sé. (continua)