Tutti conosciamo quella febbre non fisiologica ma intellettuale che agitava gli animi di diverse persone nella seconda metà del Cinquecento: l’eresia.
Oggi sappiamo che trattasi di eresia anche solo dell’opinione un po’ forte e non adeguata al tempo e pervicacemente espressa al pubblico. Questa in realtà è la problematica fondamentale, come dimostra la storia di cui parla Carlo Ginzburg nel suo “Il formaggio e i vermi”. Siamo di fronte a un mugnaio friulano, tale Domenico Scandella o il Menocchio.
Il nostro mugnaio era dotato di due caratteristiche che lo rendevano particolarmente acerbo nel savoir vivre e acuto nell’apprendimento: la capacità di leggere e un carattere estremamente testardo.
A chi raccontava le sue idee?
Il nostro Menocchio infatti andava raccontando la propria personale cosmogonia e pantheon ai parrocchiani della parrocchia di Montereale, da dove proveniva. In più, pare che intrattenesse discorsi con popolani e scambi d’opinione con i notabili della città, ma solo quelli ovviamente ai quali era lecito parlare con un umile mugnaio.
Mentre forse le opinioni meno strutturate e pericolose che Menocchio condivideva con i suoi consimili sarebbero passate inosservate, così non era per i pareri anche strutturati e teoricamente ben costruiti che contrapponeva a chi stava “in alto”.
Convocato dalla Santa Inquisizione
Menocchio a quanto pare aveva una tendenza al profetizzare che lo rendeva particolarmente visibile e udibile.
Fu convocato davanti dal Santo Uffizio che lo destinò a qualche mese di prigione, dopo di che a un interrogatorio. È proprio dalle carte di questo processo che Carlo Ginzburg trae la ricostruzione della storia del Menocchio. È davvero molto interessante cercare di ravvisare nei discorsi confusi e apparentemente di tasca propria del Menocchio un sistema di valori che Ginzburg definisce come contadino.
In generale, per me è sempre interessante trovare dei sistemi di valori e di pensiero paralleli a quelli ufficiali. Con la letteratura comico realistica è facile tracciare dei confini: si tratta di opere scritte e quindi facilmente studiabili, catalogabili e leggibili. Invece per quanto riguarda le opinioni, dobbiamo ricorrere a ciò che abbiamo in mano.
Ecco che la storia del fornaio Domenico Scandella comincia ad assumere un fascino molto più stratificato. (continua)