Alla tradizione artigiana si unisce il colore locale e una storia dal respiro eterno. È quello che mi sentirei di dire della Tempesta di Shakespeare, una rappresentazione al Piccolo di Milano a opera delle bellissime marionette del Teatro Colla. Se state pensando che parli di sapore locale riferendomi al Piccolo Teatro Grassi, vi sbagliate: sto parlando della regia di Eduardo De Filippo.
La magistrale regia di Eduardo
Come immaginare una vicenda del genere calata tra le vie di Napoli?
Eduardo De Filippo ci riesce compiendo un’operazione delicata, rispettosa e al contempo attualizzante e localizzante. Il maestro napoletano trasforma quindi i giochi linguistici del Rinascimento inglese in espressioni idiomatiche e riferimenti a una quotidianità popolarissima, molto partenopea ma anche a suo modo universale.
Le marionette
Le marionette del Teatro Colla svettano sempre per la loro magistrale costruzione e costumistica.
Appunto, il Calibano enorme domina la scena con la sua espressione da maschera greca, evocando con la sua imponenza forse i coturni che contraddistinguevano gli attori tragici.
Curioso come Calibano sia in effetti grottesco, folle e fisico come da shakespeariana memoria, ma la venatura da commedia dell’arte che De Filippo gli vuole dare lo faccia arrivare quasi dall’altro lato del comico, generando una certa qual compassione ed empatia che è squisitamente eduardesca.
Un’altra nota di stile sono gli esilaranti angioletti che si muovono forsennatamente, consegnando tempesta, messaggi e servigi, ad esempio a Prospero che le riceve in proscenio e le disperde ai quattro venti.
Interessante anche Ariele con la voce in falsetto di De Filippo in persona.
Una rappresentazione acuta, ben fatta, colorata.
La consiglio vivamente.