Era il 1953 quando Italo Calvino, in veste di giovane rappresentante del Partito Comunista, dovette passare un giorno delle elezioni nel seggio del Cottolengo, una struttura detentiva di Torino per malati mentali e fisici.
L’esperienza lo sconvolse sotto diversi aspetti.
Il Cottolengo
Da un lato ebbe il suo primo contatto ravvicinato con la deformità e con il concetto di normalità e tutte le sfaccettature che questo assume. Dall’altro vide di fronte a sé il personale intento a convincere queste povere creature a votare per la Democrazia Cristiana. Sebbene il maggiore intento di Calvino subito dopo l’esperienza sia stato quello di scrivere un pamphlet antidemocristiano, le riflessioni sedimentarono e cementarono per molti anni successivi.
Al punto che Calvino si ripresentò, stavolta come scrutatore, allo stesso seggio del Cottolengo nel 1961, stavolta alle elezioni amministrative. Qui ebbe modo di calarsi nell’esperienza e di assistere in prima persona a diverse dinamiche che poi deciderà di riportare stavolta non più in un libello, ma in un romanzo.
La giornata di uno scrutatore
È questo un racconto lungo o un romanzo breve.
“La giornata di uno scrutatore” è in parte un romanzo autobiografico sull’ esperienza sopracitata di Calvino al Cottolengo, in parte la storia di Amerigo Ormea, il trasognato protagonista. Una storia che conserva una certa parte di nonsense e assurdità che per chi ha frequentato le strutture di quel tipo fa parte forse della vita quotidiana. Il protagonista, come già Calvino, è un esponente del Partito Comunista il cui compito è quello di vigilare sulla correttezza delle elezioni.
Ho personalmente trovato molto suggestiva la scena in cui di fronte a una penna visibilmente pilotata dalla ferma mano di un assistente sanitario per apporre la croce sul simbolo della Democrazia Cristiana, in modo del tutto inconsapevole dal punto di vista del malato allettato, Amerigo Ormea dica “no”.
Amerigo è infatti di una persona con le proprie riflessioni in corso e che si sta distaccando, estraniando dalla realtà contrariamente a quali erano i suoi propositi iniziali e a qual è il suo ruolo lì.
L’uomo lascia infatti che il personale si prenda alcune libertà quanto a persuasione degli indecisi. Ma di fronte a questa manipolazione palese di una persona incapace di intendere e di volere, non solo dice “no”, ma il suo “no” viene anche accolto con favore dallo stesso personale religioso e sanitario. Qualcuno abbassa gli occhi, qualcuno si vergogna, ad essere stato rimproverato da questo esterno, da questo comunista, che comunque ha saputo dare a tutti una lezione di umanità.
Fatto sta che l’esperienza di Calvino è quella che potrebbe avere qualsiasi persona che ha una forte passione politica, che nutre un fortissimo senso di umanità e che si pone tante domande su quale sia il confine tra normalità è pazzia.
Se a questo si aggiunge un proficuo dibattito sulla concessione del diritto di voto, abbiamo tutti gli ingredienti del romanzo.
Lo consiglio quindi per preparare cuori e menti in questo clima elettorale.