Nella musica i Beatles, nella letteratura Proust.
Sono molti i futuri best seller o comunque grandi autori che sono stati rifiutati almeno una volta, più o meno vigorosamente, da qualche editore scontento o annoiato.
Vediamone qualcuno.
1) Marcel Proust
Il 1912 fu un Natale nero per Marcel Proust. Il 23 e 24 dicembre riceve due lettere di editori che rifiutano di pubblicare il primo libro della sua monumentale Réchèrche. Questi rifiuti si aggiungono a quelli di diversi altri editori parigini: incredibilmente, nessuno accettava di pubblicare un libro che sarebbe diventato una delle opere fondamentali della letteratura mondiale.
Anche quando Proust riuscì a pubblicarlo un anno dopo, fu costretto a pagare due giornalisti dell’epoca per scrivere recensioni favorevoli, dato che la critica non lo considerava troppo bene.
Il 18 novembre ricorrerà il centenario della morte di Marcel Proust, e non potevo non celebrare il grandissimo autore parlando della porta in faccia che ricevette dl più grande editore commerciale dell’epoca, Pasquel, e la seconda della Nouvelle Revue Française (NRF), la rivista che reggeva i destini della letteratura di fine secolo, diretta da Gaston Gallimard e André Gide.
Alfred Humblot, della casa editrice Ollendorf, rispose addirittura di non capire perché qualcuno abbia bisogno di trenta pagine per descrivere quante volte ci si rigira nel letto prima di addormentarsi”.
Proust riuscì finalmente a far pubblicare il suo libro nel novembre 1913 da Grasset, anche se dovette pagare personalmente la prima edizione. In un epistolario venuto alla luce di recente, si legge Proust chiedere alla casa editrice di offrire tra i 300 e i 600 franchi a due critici di Le Figaro e del Journal des Débats, per averne una recensione positiva.
E pensiamo al fatto che lui stesso scriveva cronache mondane per Le Figaro. Solo due capitoli di “Sulla strada di Swann”, il primo libro della Ricerca del tempo perduto, riuscirono a essere pubblicato sul prestigioso giornale francese.
Non di più.
La svolta
Il libro finì nelle mani di Edith Warton e Jean Cocteau.
André Gide confessò in una lettera che il rifiuto di Proust fu dei più gravi errori della sua casa editrice e uno dei più terribili rimpianti della sua vita.