Non so se abbiate mai avuto la ventura di annoverare tra la vostra cerchia di amici un giocatore di cricket.
Cricket e tradizione
Il parlare di cricket mi è suscitato da una notizia di cronaca piuttosto curiosa: il caldo straordinario di quest’estate ha messo in ginocchio anche la Gran Bretagna, che per un giorno ha deciso di transigere sul dress code dei frequentatori del Marylebone Cricket Club (Mcc), una delle più prestigiose istituzioni sportive londinesi.
Ai membri del club è stato infatti detto che solo per oggi sarà tollerato di non indossare il tradizionale gilet. Così ha decretato il Lord del Cricket Ground, arbitro supremo delle secolari regole all’interno dell’impianto, incluse quelle del vestiario.
Termometro della società
C’è chi dice che massime così Londra non le vedeva dal 1976, ed è così da almeno una decina di giorni. Ora, immagino questo mio conoscente così perito di tutti quei nomi che a chi non conosce il cricket possono sembrare iniziatici, posso immaginare il conflitto viscerale suscitato da una simile prescrizione.
Anche se, sia chiaro, il fatto stesso che il cricket si sia diffuso in tutto il Commonwealth dimostra quella pragmaticità tutta british, che privilegia l’adattamento alla tradizione dogmatica.
Se vogliamo, il giocatore di cricket non è come il borbonico calciatore, per quanto lo sport sia sempre giocato da 11 atleti per squadra, che il vestiario l’ha cambiato ripetutamente dagli anni del Dopoguerra a oggi, e tutti ci ricordiamo i pantaloncini ascellari e dalla larghezza oggi decisamente démodé.
Il cricket senza gilet
“A causa delle temperatore insolitamente elevate – si legge nel tweet inviato dal Club Lord – l’Mcc ha deciso di dispensare i signori dall’obbligo d’indossare il gilet”.
La sfida del giorno è quella tra la squadra di Marylebone e il Middlesex. Gli uomini dovranno comunque indossare “un abito, con camicia, cravatta o foulard, scarpe e calze”. Mentre le donne si atterranno al protocollo loro riservato per l’estate che prevede “vestito, o gonna, o gonna-pantalone, o pantaloni”, corti al massimo “al ginocchio”, con “camicia o top elegante”. Per il pragmatismo forse c’è ancora della strada da fare.