Da parte di uno scrittore il cui primo libro si intitola “Il culmine della disperazione” forse non possiamo aspettarci grandi guizzi e bizzarrie.
E invece Emil Cioran, filosofo/scrittore nato nel 1911 in Transilvania, ha ancora moltissime cose da dirci.
Un libro assolutamente da leggere
Il suo più grande capolavoro, a mio parere è “il funesto demiurgo”, nel quale è come se comparisse e scomparisse il satiro inseguito nelle foreste dall’avido re Mida.
Meglio sarebbe non essere mai nati.
Questa è la grande verità che il funesto demiurgo conosce e malignamente trascura, mentre il filosofo ligio alla missione raccoglie e consegna al mondo.
In questo atto è possibile trovare un moto filosofico estremamente vitale, seppur profondamente venato di nichilismo e pessimismo cosmico.
Le influenze della biografia sul pensiero in Emil Cioran
Una caratteristica fondamentale della biografia di Cioran che non ci possiamo dimenticare è la sua insonnia. La definiva una “vertiginosa lucidità”, e per chi ha sofferto di questo male strisciante è facile comprendere come un insonne non possa che essere esasperato dalla sua vita sveglia.
Questo fatto potrebbe spiegare anche la sua prosa altamente emotiva e così lontana da vene più analitiche di altri filosofi considerabili esistenzialisti.
Con gli esistenzialisti possiamo dire che Cioran non abbia affatto in comune l’impegno politico. In nome del “vivi nascosto”, Cioran non poteva però, a differenza dei consimili epicurei, godere del benessere del corpo.
Eppure, e questa è la parte di Cioran a mio parere più interessante, la ricerca del benessere e le esperienze sono da ricercarsi al di sopra di ogni altra cosa.
Tutto quel che accade è formativo per l’essere, insomma.
Quello che infine completa il quadro di questo filosofo rendendolo molto appetibile, soprattutto durante l’età adolescenziale, è l’apologia dell’ ironia e dell’umorismo in generale.
Solo una visione disincantata e ironica può infatti consentire di vivere abbastanza serenamente da non desiderare costantemente il suicidio.
Se uniamo a questa visione il rifiuto delle regole e del formalismo accademico, propagandati dal filosofo rumeno, abbiamo un quadro perfetto di un teen philosopher.