Rispondo subito: non certo la trista figura in cappa rossa e con la coroncina di lauro poetico!
Dante Alighieri era invero molto apprezzato dai nostri vicini d’oltremanica, ma anche dai meno vicini oltreoceano.
Già dalla metà del Trecento
L’influenza del poeta fiorentino sulle lettere britanniche risale addirittura alla seconda metà del Trecento, quando il padre della letteratura inglese Geoffrey Chaucer per primo impiega la poesia dantesca per dare maggiore ampiezza e profondità alla propria.
Da quel momento in avanti moltissimi altri autori inglesi e americani hanno attinto a piene mani dal nostro poeta laureato, da Cary a Coleridge, da Shelley a Tennyson per arrivare fino a Melville, Dante Gabriel Rossetti, Thomas Stearns Eliot, e infine Joyce, Beckett e Carson. All’inizio del secolo scorso avevamo il saggio “Dante in the English literature from Chaucer to Cary, che iniziava a dare una panoramica esaustiva dell’influenza che Dante ebbe sugli oltremanicani.
Dietro i nomi che descrive Federica Coluzzi – Manchester University – in ciascuno dei primi quattro capitoli, abbiamo William Gladstone, ex primo ministro dell’Impero Britannico, Matthew Arnold, Cristina e Maria Francesca Rossetti e Philip Wicksteed si nasconde l’immenso lavoro di traduzione e popolarizzazione in quegli anni, fatto di conferenze pubbliche e lezioni accademiche che fecero di Dante un caso più unico che raro.
Negli Stati Uniti, Dante è stato molto apprezzato niente meno che dal presidente Theodore Roosevelt.
Nessuno dei personaggi sopra citati ha però lasciato una trattazione organica sul poeta.
Abbiamo le loro notazioni alla Commedia, in alcuni casi, oppure alcune lettere, articoli, osservazioni.
Dante in Inghilterra
In quest’opera recentissima, Federica Coluzzi ha scavato infaticabilmente per anni rinvenendo i frammenti che permettono, una volta assemblati, di restituire il profilo di meditazioni più vaste.
La sua indagine consente nell’andare al di là delle influenze, seguendo i nuovi materiali di produzione, collezione e distribuzione che caratterizzano il culto pervasivo di Dante nella Gran Bretagna vittoriana.