Sebbene il suo operato sia circoscritto ai più alla conoscenza de “La grande bellezza” e poco altro, Paolo Sorrentino ha una produzione diciamo “minore” di tutto rispetto.
Il suo primo lungometraggio del 2001, “L’uomo in più”, racconta le storie parallele di due uomini in crisi, un ex cantante di successo degli anni ’80 e un ex calciatore, che si confrontano con il declino delle loro carriere.
Il film esplora il fallimento, la nostalgia e la ricerca di una seconda possibilità nella vita.
Abbiamo poi il poco più noto “Le conseguenze dell’amore” (2004), dove Sorrentino narra di Titta Di Girolamo, un uomo misterioso e solitario che vive da otto anni in un hotel in Svizzera, nascondendo un oscuro segreto. Il film si addentra nei meandri dell’animo umano, esplorando la solitudine, l’amore non corrisposto e il peso del passato.
Tra i miei preferiti c’è “L’amico di famiglia” (2006) che racconta di Geremia, un usuraio anziano e solitario con una personalità dedita alla ricerca di potere, all’avidità e potremmo dire con una certa licenza alla corruzione morale.
Un altro preferito è “Il Divo” (2008), ad oggi a mio parere la migliore biografia di Giulio Andreotti, l’uomo solo con sé stesso e con il potere.
C’è poi “This Must Be the Place” (2011) con l’iconico Cheyenne, una ex rock star in pensione che vive in Irlanda. Dopo la morte del padre, intraprende un viaggio attraverso gli Stati Uniti per vendicarlo, confrontandosi con il suo passato e scoprendo se stesso. Il film è una meditazione sulla vendetta, il perdono e la ricerca di identità.
Devo dire non male nemmeno “Youth – La giovinezza” (2015) che vede in uno stile registico ormai consolidatosi come rapsodico due vecchi amici, un direttore d’orchestra in pensione e un regista ancora in attività, che si confrontano con l’invecchiamento mentre soggiornano in un hotel nelle Alpi svizzere.
“È stata la mano di Dio” (2021) è il suo film autobiografico, ambientato nella Napoli degli anni ’80, racconta la storia di formazione di un giovane ragazzo alle prese con tragedie familiari e la scoperta della sua vocazione di regista.