Il trinomio “turismo Europa Cina” racchiude in realtà uno sviluppo che va oltre il turismo e si configura come economico (come peraltro giustamente sostiene il Mibact).
I flussi cinesi verso l’Europa stanno insomma diventando di un’importanza degna di meritare attenzione economica. E, mi sentirei di aggiungere, laddove l’interesse economico e diplomatico vanno a fondersi, intervenire in senso politico non può che essere la soluzione. Il recente China day di Orvieto ha ribadito in pompa magna ciò che a livello sotterraneo va avanti da molti anni.
Cosa dice il Mibact
Riporto la sinossi del Mibact-Direzione generale del Turismo:
Nel primo tavolo – ‘Il sistema italia e la sua capacità di accoglienza della domanda turistica cinese’ sono stati evidenziati temi come:
- percezione di sicurezza
- miglioramento dell’accessibilità linguistica
- formazione professionale
Nel secondo – ‘Promozione e comunicazione del brand Italia nel mercato cinese’ l’attenzione è stata rivolta ai temi:
- da promozione a promo-commercializzazione (logica di partnership)
- proporre standard di servizi elevati
- livello di accoglienza
- diffusione delle tecnologie come wi fi e sistemi di pagamento
- verso il turismo esperenziale come prodotto qualificato che come chiave di racconto dell’Italia
- canali di comunicazione nativi cinesi (we chat)
- contenuti editoriali pensati con i cinesi per i cinesi
- utilizzazione del cinema e tv per promozione delle destinazioni
Nel terzo tavolo – ‘Analisi degli scenari e definizione delle strategie di sviluppo’ i più discussi sono stati:
- gap di conoscenza e velocità del cambiamento del turista cinese
- relazioni con attori che detengono conoscenza e accesso al mercato
- dalla logica di massa ad approcci più segmentati puntando alla fascia medio alta e alle nicchie (sport, percorsi culturali ad hoc, eventi, studio, tecnologie del restauro)
- importanza di riconoscere la diversità interni al mercato cinese (specificità delle città)
Mi piace come Edward Luce nel suo “Il tramonto del liberalismo occidentale” descrive l’umiltà con la quale Xi Jinping si presenta a Davos. Indicativa, secondo Luce, dell’ascesa economica cinese. Io aggiungerei, l’umiltà cinese nel turismo ci ha portato a sottovalutarne la portata, attribuendogli il connotato folkloristico del giapponese con la macchina fotografica usa-e-getta al collo.
Che poi, un giapponese avrebbe una Nikon, o una Canon.