Non è un caso che la Commedia dell’Arte sia diventata nel teatro contemporaneo l’emblema del Rinascimento. Accenti e dialetti diversi ma identica comprensione di base. Divisione della società tra signori tacciati della peggior piccineria, musicisti, servi, chiassosi avventori.
Così si ama pensare anche all’italiano contemporaneo, in alcuni ambienti.
Torniamo alla nostra rassegna delle maschere della Commedia dell’Arte. Abbiamo visto per ultima Pulcinella, la napoletanità che espatria e si trasforma, perdendo la sua identità originaria. Abbiamo visto Pantalone, Brighella, Arlecchino e Colombina. Vedremo ora le altre maschere, quelle più note alle masse.
Le altre maschere
Manca la maschera multiforme del Capitano, che può essere Capitan Spaventa, Capitan Rodomonte, Scaramuccia… Tutte figure di soldato vanaglorioso, potremmo dire come il miles gloriosus di plautina memoria.
Un personaggio che da piccolo amavo molto nel teatro dei burattini è Gioppino. Originariamente, una maschera bergamasca, pare raffigurata con tre gozzi. Io me lo ricordo come un personaggio irritabile e facile al bastone. In sostanza, Gioppino garantiva la risata facile mettendosi a bastonare chiunque gli avesse intralciato i piani.
C’è poi il saccente, che è Balanzone, spesso nei panni di un dottore. Balanzone solitamente la sa lunga, e serve come aggancio comico per ridicolizzare la vanagloria.
Le maschere regionali
Tra le infinite maschere regionali, vorrei ricordare Meneghino, natio di Milano città, celebre perché rappresenta le debolezze e idiosincrasie della città. In chiave di servo.
Gianduja, che fa lo stesso per Asti, anche se qualcuno lo riconduce a Torino.
Frittellino, originario di Ferrara, e Sandrone, di Modena. Solo per citarne alcuni nei quali mi sono imbattuto casualmente.
Conclusione
Questa breve carrellata sulla Commedia dell’Arte e le sue maschere è di contorno. La loro tipica maschera è una copertura della parte superiore del volto, solitamente bianca o nera. I costumi sono talmente variabili, a parte forse quello di Pulcinella, da non consentire una casistica generale.
Anche qui però vengono coperti i connotati più importanti, la forma del naso e gli occhi. Molti indossano una parrucca, e diventa quindi molto difficile riconoscere chi c’è sotto.
Uno scenario completamente diverso dalle maschere nate anche per proteggere dai contagi di peste, delle quali parleremo nei prossimi capitoli.