Se immaginate i mari solcati dai perfidi e invincibili vichinghi, potreste aver ragione, ma non necessariamente.
Quello che molti non sanno è che i Normanni costituirono per molti stati europei una vera e propria minaccia dal fiume.
Per gli Inglesi di Alfredo il Grande (IX secolo) fu ovviamente il Tamigi, anche se questo grande stratega non fu l’unico a dover fronteggiare la minaccia di questi biondi, giganteschi barbari.
Il Tamigi invaso
Era l’878 d.C, tutta l’Europa si muoveva contro una generale ondata di invasioni dalle regioni del Nord, ma anche dal mondo arabo (Turchi, prevalentemente) e dall’estremo oriente.
Quasi nessun luogo era sicuro, ma forse i londinesi, complice il sentimento di far parte di un’isola, non erano poi tanto in affanno. Quindi, mentre in tutta Europa non si faceva che parlare dei temibili vichinghi, il Tamigi invaso fu un vero e proprio colpo inaspettato, uno shock per i londinesi.
Come ho già raccontato in questo articolo, i Normanni non amavano navigare, contrariamente a quanto si pensi. Però erano davvero bravi nel farlo, e il sovrano d’Inghilterra Alfredo il grande lo sapeva bene.
La tecnica dei vichinghi fu in questo caso una semplice replica di quanto successe a Parigi: risalire il fiume dal mare e attaccare la città giocando sulla posizione strategica vincente.
La minaccia dal fiume
Infatti, l’attacco dal fiume consente di avere un punto d’attracco ampio, e di essere immediatamente vicini alle abitazioni dei civili. Inoltre, si penetra nel cuore della città vera e propria, dei suoi punti di riferimento governativi e strategici.
Ma soprattutto, attorno ai fiumi spesso non ci sono fortificazioni.
O almeno, così pensarono i danesi quando arrivarono nella città che ormai era diventata a tutti gli effetti una capitale mercantile e culturale dell’isola.
La strategia di blocco
Ma Alfredo il Grande penso bene di bloccare il corso stesso del fiume con fortificazioni che impedissero l’entrata di barche.
Come ho detto, un’idea molto semplice, ma che garantì ai londinesi la salvezza.