Di due post che dedicherò in questa rassegna sui Barbari ai Normanni, questa seconda parte nasce come spiegazione del mito.
Mentre nel primo articolo sui Normanni ho voluto dare un’infarinatura storica, ora vedremo cosa davvero, negli usi e costumi dei temibili vichinghi, ha contribuito a costruire la loro fama di spietati conquistatori.
Perché il mito della ferocia dei Normanni?
1) Perché lo erano nella realtà
Raramente una leggenda popolare si presenta come totalmente svincolata dalla realtà, e anche qui assistiamo a una riproposizione fiabesca e terrificante di un fenomeno realmente presente.
I vichinghi vivevano di saccheggio, arrivavano in una città ricca e la passavano a ferro e fuoco. Non sono rari i casi di sovrani che provavano a pagare delle ingenti somme per essere lasciati in pace.
Ad esempio: Carlo il Calvo nell’845, Lotario di Lorena nell’864, Carlo il Grosso nell’882, o l’inglese Etelredo II. Sappiamo che la scelta di quest’ultimo sovrano fu largamente osteggiata dagli intellettuali di epoche posteriori, al punto che assunse il nomignolo di “Lo Sconsigliato”.
Pagato il riscatto ai Danesi, presenti nel Danelow, il re se li vide infatti rimanere ad assediare l’area, e stanziarsi stabilmente fondando, di fatto, la dominazione danese.
Sempre i Danesi furono i protagonisti di un cruento episodio nell’abbazia di Canterbury (1012), dove fecero razzia e soddisfecero tutte le proprie voglie, anche con i monaci. Incuranti del riscatto che ne avrebbero potuto ricavare, lapidarono l’arcivescovo servendosi delle ossa degli animali che avevano mangiato durante il banchetto.
2) Perché spesso i re locali non fecero nulla per ostacolarli
Un malanno non scongiurato è un malanno che si ricorda doppiamente. Così accadde ad esempio con Carlo il Grosso, che abbiamo menzionato sopra, che durante l’assedio di Parigi se ne rimase a Montmartre, preoccupato e sorseggiando vino francese, guardando la città messa a ferro e fuoco dai Normanni.
Il ricordo di un assedio feroce in una società dotata di mezzi di cronaca e conservazione delle memorie diventa vivido e indelebile.
(nella foto: ricostruzione non storica di come doveva apparire una nave vichinga)