Enormi, minacciosi e cruenti, i Normanni sono barbari tra mito e realtà nel senso che tra l’VIII e il X secolo colpirono abbastanza profondamente l‘immaginario collettivo con le loro scorribande.
Provenivano principalmente dalla Scandinavia e parlavano una lingua di ceppo germanico, e a differenze di quanto si possa pensare, non amavano il mare. O meglio, come nota March Bloch erano degli ottimi solcatori di fiumi, ma sceglievano il mare solo perché fonte di nuove conquiste, e nuovi terreni da razziare.
Chi erano i Normanni?
Dai Gozar delle isole svedesi ai Danesi della Scania, i Normanni furono connotati da una certa uniformità etnica, se si considera che tutte le cronache li riportano come uomini di grande stazza. Abbiamo anche i Norvegesi veri e propri e gli Svedesi che si erano insediati attorno al lago Malar.
Dopo alcune piccole razzie si avventurarono fin nell’Atlantico, arrivando fino alle isole Faroer, alle Shetland, alle Orcadi, Irlanda, Groenlandia e Russia.
In Islanda si insediò Erik il Rosso, il cui figlio Leif Erikson giunse in America (X secolo d.C.) nei pressi di Terranova.
Dove colpirono?
I particolare i Normanni arrivarono nei pressi delle città fluviali o marittime, senza risparmiare il Sud: arrivarono anche sulle coste italiche, in particolare a Pisa e Luni, che probabilmente scambiarono per Roma.
Nell’entroterra attaccarono diverse città francesi, mettendo al sacco Parigi per 4 volte e riuscendo ad ottenere il privilegio feudale di uno staterello proprio. Sul corso inferiore della Senna nacque quindi un vero e proprio feudo Normanno, che sarebbe destinato a una sorte un po’ più pacifica rispetto ai predecessori.
Quindi celti, bretoni e franchi si riunirono in quella regione con i danesi, nuovi arrivati, e diedero una nuova prosperità alla regione, prima prevalentemente abbandonata.
In Inghilterra non andò loro così bene, perché nel XIX secolo Alfredo il Grande bloccò il corso del Tamigi, impedendo ai vichinghi l’avanzata.
Ma ne parleremo meglio nella prossima puntata…