Ho parlato nello scorso articolo di Forza Venite Gente, un musical abbastanza ignorato dalla critica più severa, ma che mi ha dato un’idea di una poetica nuova: l’intermezzo musicale che non è lirico, ma narrativo.
L’intermezzo musicale: che ruolo ha?
Se conoscete il celebre musical “Cats”, saprete bene che qui non succede niente. Per chi ama le storie contorte, per chi ha necessità di trama, insomma per chi come me ha in mente l’opera lirica, quando pensa alle forme teatrali ibridate con la musica, ciò può risultare estremamente noioso.
Come ho detto nel mio precedente articolo in merito, l’opera in effetti non attribuisce alle arie una vera e propria funzione narrativa. Pensiamo alla cavatina: la cavatina introduce un personaggio, ci consente di intuirne le sfumature. L’aria di Rosina nel Barbiere di Siviglia ci lancia un’esca: cosa combinerà questa ragazzina così docile, e insieme così facilmente avvelenabile?
Il ruolo delle cavatine
Quindi, l’intermezzo non è narrativo, come potrebbe essere l’aria “Abietta zingara”, che pure è una cavatina, ma ha una funzione narrativa.
Ci sono poi i momenti nei quali il personaggio ha delle remore morali o si interroga sulle proprie azioni. Prendiamo le arie cantate da Neris nella Medea di Cherubini.
Per quanto quest’ultima costituisca un campione non proprio rappresentativo dell’opera italiana (infatti, è stata molto più apprezzata nella sua rappresentazione parigina e dai critici tedeschi), qui abbiamo degli intermezzi morali.
La filiazione di questo ruolo è però strana, perché il coro morale è sì greco, ma poco euripideo. Forse possiamo dire che Cherubini, e il librettista Hoffmann insieme a lui, si siano più ispirati a Seneca in questo aspetto.
Canti o preghiere?
Comunque, nel musical Forza Venite Gente i canti/preghiere spesso rievocano questa stessa funzione. La moralità del canto diventa quindi un’occasione per interrogarsi in opposizione al protagonista, prendendo in mano il suo destino, e chiedendosi: si starà comportando bene?
Un atteggiamento estremamente sensato sia per il santo di Assisi, in Forza venite Gente, perché deve contrapporsi al suo ambiente d’origine e lasciare all’ascoltatore una rinnovata vena religiosa. Ma a maggior ragione questo vale per la Medea, invisa a tutti, anche al pubblico.
In questo senso opera e musical sono molto più simili di quanto lasciano a intendere.