Come prevedibile, ma non scontato, Nomadland vince il Leone d’oro al festival del cinema di Venezia 2020.
La prima regista cinese candidata agli Oscar
Di Chloe Zhao sappiamo poco, se non che è di origine cinese e ora vive e lavora negli Stati Uniti.
Si avvale spesso della collaborazione di attori non professionisti per i suoi film, e anche in Nomadland la comunità nomade è reale. O meglio, tre degli attori che compaiono nel film sono persone reali, e nomadi.
La Coppa Volpi va a Pierfrancesco Favino
Qualche riconoscimento, per la gioia di Rai e del pubblico, l’hanno avuto anche gli italiani. Padrenostro di Claudio Croce è stato coronato dalla coppa Volpi, che premia la superba interpretazione di Pierfrancesco Favino.
Un po’ di malumore circola per la mancata premiazione del documentario Notturno di Gianfranco Rosi.
Gianfranco Rosi
Un nome che si sente sempre più spesso nei circoli di cinema indipendente e in chi bazzica i festival e le rassegne di cinema.
Gianfranco Rosi con il documentario Notturno ha voluto raccontare la vita quotidiana delle popolazioni che vivono al confine tra Kurdistan, Iraq, Siria e Libano.
Come già Fuocoammare del 2016 e Sacro Gra (Leone D’Oro nel 2013), Rosi inquadra la vita di popolazioni di confine.
In Fuocoammare, erano gli abitanti di una Lampedusa che è più isola che mai, tra l’arrivo dei migranti e il consueto isolamento geografico. Un film di grande poesia, la stessa che si intravedeva nelle periferie stanche di Sacro Gra.
Uno dei registi di documentari più in vista non solo del panorama italiano, ma anche mondiale, che però quest’anno è stato superato dalla bravura attoriale di Frances McDormand.
In generale, in un festival di Venezia estremamente orientato sul sociale e dai temi caldi e forti, il premio è ricaduto su una storia sempre di periferia, ma tutto sommato meno vicina, meno dolorosa e, soprattutto, che risente di una scelta di vita piuttosto che di una condizione imposta.