Arriva anche quest’anno la Biennale d’arte di Venezia. Alle esposizioni collaterali si accompagnano i padiglioni nazionali, e devo dire che ho visto delle opere notevoli anche fuori dal “Salone”, proprio in queste piccole realtà delle esposizioni collaterali.
Immagino che ci sia formalizzato da qualche parte questo cursus honorum dell’artista, che prevede di passare prima dalle esposizioni collaterali e quindi ai Saloni.
C’erano degli artisti di rilievo di cui parlerò, e che auspico continuino la loro carriera mantenendosi fedeli alla linea.
Ma prima, un occhio al tema della Mostra.
May you live in interesting times
Prende il nome da una citazione evocata da oltre cento anni come “antico anatema cinese” nei discorsi di politici occidentali, anche se in realtà una tale maledizione non è mai esistita. Il curatore Ralph Rugoff descrive questo “anatema contraffatto” come un “artefatto di incerta natura… sospetto ma anche ricco di significati”, rimarcando come suggerisca “potenziali percorsi di approfondimento che vale la pena perseguire, soprattutto in questo momento storico in cui i ‘tempi interessanti’ che invoca sembrano essere di nuovo con noi.”
Così si legge sul sito ufficiale della Biennale 2019.
Il team di scrittori che ha elaborato le descrizioni delle opere ha lavorato a mio parere molto bene per la popolarizzazione, ma non banalizzazione, del significato artistico intrinseco che queste opere cercavano di esprimere.
Cercherò di raccontare anche io l’impatto avuto in seguito alla visione dei singoli artisti. Li ho selezionati soprattutto dalle esposizioni collaterali.
Nella foto: Yin Xiuzhen, Dong Fang Hong I, 2014. Alluminio, acciaio, tubo di scarico, scampoli di tessuto e abiti indossati da varie persone (dettaglio).