Avrebbe meritato un Oscar alla carriera, un vero peccato non darglielo. Non è parola mia, ovviamente, ma della grande Lina Wertmuller che ricorda Franco Zeffirelli.
Un regista atipico
Martedì i funerali in Duomo a Firenze per il regista italiano venuto a mancare all’età di 96 anni.
Una figura discussa, ex partigiano ma liberale, da sempre anti-comunista a che non ha risparmiato aspre critiche a chi invece lo era. Dominato dal senso di inadeguatezza all’epoca storica, Franco Zeffirelli si è alternato tra opera, cinema e teatro.
La sua bisbetica domata fu un film che mi colpì molto da bambino. Elisabeth Taylor e Richard Burton si sono stampati così nella mia memoria, anche se ho appreso più avanti che nei loro panni avrebbero dovuto esserci la rodata coppia Loren/Mastroianni. Una rodata coppia italiana in cambio di una americana. Il successo straordinario del film penso avrà compensato lo scorno di non avere gli attori prediletti.
Come dimenticare il candore dei suoi “Romeo e Giulietta” o “Fratello sole, sorella luna”, con il contributo dell’italianissimo Baglioni?
Il successo internazionale
Oltre ai già detti, c’è stata anche la capata tra le serie televisive, con “Gesù di Nazareth” e il suo cast stellare: Olivia Hussey (nei panni di Maria), Robert Powell (Gesù), Peter Ustinov (Erode), Laurence Olivier e Anthony Quinn. Siamo nel 1977 e ancora nonostante le diverse nomination agli Oscar, Zeffirelli non ha vinto nulla.
C’è stata poi la sua autobiografia romanzata, “Un tè con Mussolini”, uno spaccato dell’infanzia fiorentina del grande regista. E infine, come dimenticare il suo “Callas Forever”, sempre una storia romanzata, ma con margine d’invenzione ben maggiore, che ripercorre gli ultimi mesi di vita di MAria Callas.
Un regista a tutto tondo, di grande successo di critica e botteghino, che ha saputo cimentarsi in generi diversi, uscendone sempre a testa alta.