Un carteggio lo dimostra, la storia dell’arte ci ricama poi sopra, occhieggiando alle possibili influenze che i due grandi si scambiarono, durante le loro conversazioni di pittura. Erano gli anni ’30 e il Tiepolo aveva appena dipinto il soffitto con Zefiro e Flora di Ca’ Rezzonico. La prima opera, possiamo dire, dopo il suo viaggio formativo nell’austriaca Lombardia.
L’ammiratore
Come il rapporto tra artista e ammiratore prevede, l’Algarotti si fece notare dal Tiepolo manifestando apertamente la sua ammirazione per il maestro. Un uomo dall’eclettismo formidabile quale deve essere stato l’Algarotti avrà sicuramente apprezzato la schietta opera di artigianato pittorico che il Tiepolo sapeva dare ai suoi lavori.
Gli commissionò diversi quadri per la sua collezione privata, tra cui delle copie del Veronese, la Cena di cui parla in una lettera indirizzata all’amico, dove dice che il dipinto era quasi finito. Ma anche alcune tele a tema Alessandro Magno, sempre copie del Veronese.
Le discussioni di pittura
Mentre i coevi si divertivano nei salotti veneziani, che non dovevano invidiare poi molto alle migliori corti europee, il Tiepolo chiede all’amico Algarotti una presenza intellettuale, qualcuno con cui parlare di lavoro.
Benché, come dice in una lettera il pittore, i divertimenti fossero molti, lui avrebbe preferito con l’amico discorrere, evidentemente ricercando un interlocutore con il quale intessere un’amicizia orientata anche alla committenza.
Insieme al divertissement necessario al suo riscatto sociale, l’amicizia con Algarotti era un legame d’amicizia come poteva essere all’epoca. Inoltre, una committenza. Cosa si può volere di più?