Una cinta muraria costruita dall’imperatore Aureliano per difendere Roma dagli attacchi di popoli belligeranti che arrivavano dall’allora Nord del mondo romano. 270 anno domini, e il sentore della decadenza di Roma era gia’ arrivato a scalfire quella che i latini credevano essere una roccaforte inespugnabile.
I Goti erano scesi una ventina d’anni prima, le precedenti mura serviane si erano rivelate troppo antiche, nel loro senso, nella loro costruzione, nel loro ruolo di limen tremendamente arcaico. Anzi, il concetto che prima era di acer era diventato di pomerium durante le guerre civili, e adesso era tornato al significato originario, solo che con la diversa capienza che connotava l’Impero. Si parlava quindi di limina, e qui ricordo che illustri filosofi ottocenteschi si spendevano per cercare la correlazione ideologica tra caduta della fiducia nel limen e caduta proprio della Weltanschaunng che ha consentito all’Impero di rimanere in piedi.
Ma piu’ semplicemente, i Goti erano ben armati e ben addestrati.
La decadenza delle mura aureliane
Quanto i programmi di storia Romana risentono di questo influsso ideologico, e ci fanno studiare gli Aureli ammantati di una aura di decadenza paragonabile solo al Tramonto degli Idoli che si legge in certa letteratura post/romantica novecentesca? Mi sentivo ugualmente scoraggiato nei due frangenti, da studente, e ricordo benissimo la sensazione perche’ e’ stata quella poi acuita dalla mitologia germanica. O almeno, da quella poca che si studiava.
La decadenza che le mura aureliane comunicano e’ pero’ metaforica, ma anche reale.
Il casus belli
Scrivo perche’ e’ crollato oggi un torrione delle mura aureliane. Lo leggo sulle cronache nazionali, ignorandone le motivazioni, che immagino siano strutturali. Ricordo nel 2001 un altro collasso, che mi aveva fatto scrivere un pezzo sulla Breccia di Porta Pia. Che dire, se non trovo un parallelismo storico con il quale spiegarmi un evento cronachistico nefasto, non so stare tranquillo.
E’ tempo, fuori dalle elucubrazioni filosofiche, di sistemare le mura, che sono un patrimonio romano, italiano, mondiale. Ma di farlo in modo consistente.