Da fruitore occasionale non posso che pronunciarmi in modo approssimativo sulla musica che ascolto. Mi piacerebbe possedere le categorie interpretative di chi sente le risonanze d’altro, in un contesto musicale. L’altro a cui mi riferisco non è solo citazionista, ma anche e soprattutto teorico.
Chiacchiere con un musicofilo
Hanno provato certi miei conoscenti, negli anni, a dischiudermi l’armonia e le sue leggi, sostenendo in alcuni casi, me ne ricordo uno in particolare, stavamo commentando la sonata in Si minore di Listz, che il mio orecchio fosse di tendenza melodico. Ho sempre canticchiato i motivetti ripetitivi, e noto di avere una certa memoria in merito. Non parlo di Mozart riprodotto a memoria, anche perché molte linee melodiche mi sfuggono inesorabilmente. Però insomma, in poco tempo, fin da giovanissimo, imparavo a memoria i motivetti.
Listz
Listz mi ha sempre affascinato e rabbuiato. Mi piace quasi nella sua interezza, anche se non nego influisca il virtuosismo che anche un neofita assoluto riesce a percepire. L’idea di ascoltare un virtuoso, l’autoproiezione che ognuno si fa, è forse l’aspetto che ci fa ancor oggi guardare il rocker ansante che esegue un riff di chitarra elettrica tra sudori e umori di centinaia di fruitori del concerto. Ma il mio tributo spontaneo a questo gigante della musica classica derivava, secondo questa persona con la quale facevo due chiacchiere, dalla prevalenza di momenti che l’orecchio ricordava come significativi.
Ricordare i motivetti
Perlopiù, secondo il mio amico, i momenti che mi ricordavo erano quelli di più marcato “impressionismo”. A quanto diceva questo personaggio, F. per brevità, insomma a quanto diceva F. una quinta maggiore più settima che si risolve in una dominante non era per me altrettanto gratificante della simulazione di usignolo nell’omonimo componimento del nostro.
Mi sentii in qualche modo nazional-popolarizzato da questa designazione, pensando a come tutti distinguano “il volo del calabrone” o “la campanella” e invece dimentichino la numerazione delle fughe di Bach.
Mi piacciono molto anche le fughe di Bach, a dire la verità. F. però fu irremovibile: il mio orecchio era prevalentemente melodico, e le mie predilezioni lo dimostravano. Mi consigliò di ascoltare qualcosa di Monteverdi, per comprendere come l’impressionismo musicale abbia radici antiche e di come non sia questa l’innovazione che dà conto del passare dei secoli.
Ma la teoria che abbiamo vagliato insieme si è associata quasi subito alle colonne sonore dei film.