Leggo l’invito di James M. Bradburne (Direttore Generale Pinacoteca di Brera e Biblioteca Nazionale Braidense) alla nuova esposizione su Johann Joachim Winckelmann.
A 300 anni dalla nascita di Winckelmann, padre della Storia dell’arte antica, la Biblioteca Braidense e l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere promuovono i legami del maestro con Milano, che consentì la diffusione italiana del suo pensiero.
Storia delle Arti del Disegno presso gli Antichi (1764) è uno dei suoi testi più conosciuti da chi ha avuto un approccio scolastico serio alla storia dell’arte grafica e visiva.
Winckelmann sostiene che lo scopo di tutta l’arte è la bellezza e che questo scopo può essere raggiunto solo quando vengono mantenute le proporzioni ideali del corpo umano e quando particolari caratteristiche, come i muscoli e le vene, non rompono l’armonia globale. Questo approccio estetizzante verrà seriamente sfidato nel XX secolo con la nascita dell’Arte Moderna.
Sembra che ultimamente la Pinacoteca si stia orientando su un’offerta neoclassica, anche se ovviamente è ante-litteram la definizione di neoclassico per il Nostro. Ricordo però certe sue righe “estetizzanti”, che da ragazzo trovavo decisamente contrarie alle mie istanze di realismo. Colpendomi la fotografia e i fiamminghi, e Caravaggio, non potevo che allontanarmi da una iper-teorizzazione simile. L’ho riscoperta solo più avanti, nel respiro che la ricerca dell’armonia può dare in determinati contesti.
Winckelmann fu nominato Segretario della biblioteca a Dresda, che gli consentì di scoprire i quasi contemporanei illuministi, come Voltaire e Montesquieu. Andando così ad arricchire una formazione classica strutturata pre-esistente, che apparteneva più ai rampolli della classi dirigenti dell’epoca.
Grazie ai finanziamenti ottenuti da Dresda, Winckelmann andò a Roma. Divenne bibliotecario dal cardinale Albani e diede un contributo fondamentale alla sua collezione di antichità nella Villa presso Porta Salaria.
Il duplice ruolo di Winckelmann non è una semplice coincidenza: è fondamentale capire l’uomo e la sua influenza. Proprio come il cuore di uno storico dell’arte è la collezione, l’anima del lavoro di un bibliotecario è il catalogo. Winckelmann era un maestro di entrambi. Come storico e conoscitore dell’arte Winckelmann era un maestro nelle attribuzioni e prestò grande attenzione alle opere dell’antichità come oggetti di indagine estetica e archeologica. Come bibliotecario, aveva grande passione per la documentazione accurata e portò la sua vasta esperienza bibliografica come sostegno della sua ricerca sull’arte antica.
È questa rara fusione che rende la mostra di Winckelmann alla Biblioteca Braidense – il gioiello nel cuore del Palazzo di Brera e l’istituzione sorella della Pinacoteca – così significativa in occasione del 300mo anniversario, non solo della nascita di Winckelmann ma anche della fondatrice della Biblioteca, Maria Teresa d’Austria.
Un incontro prezioso, come molti che ultimamente la direzione della Pinacoteca sta programmando.
Sempre una garanzia.