Akira Kurosawa, uno dei più influenti registi della storia del cinema, ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo del cinema. Tra i suoi film più celebri, “Rashomon” (1950) si distingue per la sua innovativa struttura narrativa e il suo esplorare la natura soggettiva della verità e della percezione. Pirandelliano, per certi versi, ma in una modalità narrativa che per noi occidentali era completamente inedita.
La trama
“Rashomon” si svolge nell’antico Giappone, al cancello Rashomon, dove tre personaggi – un monaco, un legnaiolo e un viandante – si rifugiano dalla pioggia. Attraverso i loro dialoghi, il film racconta la storia di un misterioso omicidio e di una violenza sessuale avvenuti in una foresta. Quattro diversi racconti dell’evento vengono presentati attraverso i flashback dei tre personaggi coinvolti direttamente – il bandito Tajomaru, la moglie della vittima, il marito defunto (attraverso una medium) – e del legnaiolo, un testimone oculare.
Ogni narrazione contrasta significativamente con le altre, offrendo versioni divergenti degli eventi, ciascuna delle quali riflette favorevolmente il narratore. Il film non propone una “vera” versione degli eventi, lasciando piuttosto al pubblico il compito di interpretare le motivazioni dietro ogni discrepanza narrativa.
Temi Principali
Il tema centrale di “Rashomon” è la soggettività della verità. Kurosawa mette in discussione l’oggettività dei fatti attraverso la narrazione frammentata e le diverse prospettive dei personaggi. Questa esplorazione della relatività della verità si estende a temi più ampi come l’onore, l’egoismo e la natura umana. Il film suggerisce che la realtà può essere molteplice e che le percezioni personali possono influenzare profondamente il nostro racconto degli eventi.
Un altro tema importante è l’ambiguità morale. “Rashomon” non offre giudizi chiari sui suoi personaggi, sfidando invece lo spettatore a considerare la complessità delle motivazioni umane e la difficoltà di giungere a un giudizio morale definitivo.
Al momento della sua uscita, “Rashomon” ha rivoluzionato il cinema con la sua struttura narrativa non lineare e il suo approccio psicologico alla narrazione. Il successo internazionale del film ha introdotto il cinema giapponese a un pubblico globale e ha stabilito Kurosawa come un maestro del cinema mondiale.
La tecnica narrativa di “Rashomon” ha influenzato generazioni di cineasti, ispirando l’uso di prospettive multiple e narrazioni affidabili in molte opere successive. Il termine “Effetto Rashomon” è entrato nel lessico culturale, usato per descrivere situazioni reali o narrative in cui la verità degli eventi è contestata a causa delle percezioni soggettive dei diversi testimoni.
Un capolavoro. Che aggiungere?
Da vedere.