La mostra si chiama “Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento”, e avrà luogo dal 25 ottobre al 29 gennaio del 2023 in Galleria Borghese.
Uno splendido oggetto d’oro, argento e lapislazzuli: questo è lo stipo che fu dei Borghese e che oggi è in mostra come capolavoro di arte e di lusso.
Abbiamo poi la Madonna con Bambino di Francesco Albani, dipinta sulla pietra scura e carica di sentori barocchissimi e cupi.
Le pietre nel Seicento
Entrambi i manufatti sono emblematici di un uso diverso e capillare che si iniziò a fare nel tardo Cinquecento, e poi a proseguire nel Seicento, di pittura su pietra da un lato, e dall’altro degli intarsi e delle pietre preziose.
Oltre 60 opere esposte, qualcuna che chi frequenta Galleria Borghese avrà già visto, qualcuna nuova come lo stipo di cui ho parlato sopra. Un oggetto che finì nel castello dei Windsor e oggi è del Getty Museum di Los Angeles.
La pittura su pietra…Chi è costei?
Si dice che sia stato Sebastiano del Piombo a inaugurare la tecnica della pittura su pietra agli inizi del XVI secolo. L’importante è sempre riuscire a prepare la pietra in modo che sia in grado di supportare il colore. Celebre è anche il ritratto di Cosimo de Medici del Bronzino, dipinto sul porfido rosso, ma anche i paesaggi sfumati e screziati dalle nuances della pietra di Antonio Tempesta e Filippo Napoletano.
Non poteva mancare la pittura più eterea di Orazio Gentileschi, qui su alabastro.
Perché non si dipinge più sulla pietra?
“Exegi Monumentum Aere Perennius”, diceva Orazio, ma qui non c’è bronzo, bensì pietra. E la pietra ha ben poco di perenne: alla fine nel tempo si scoprì che i dipinti su pietra erano fragilissimi e forse questo contribuì al loro insuccesso nei tempi a venire.
Anche meglio, perché quando ne vediamo sappiamo che vanno attribuiti quasi inevitabilmente a quel periodo storico.