Dal 22 al 26 giugno la splendida cittadina lucana, già patrimonio dell’UNESCO e capitale italiana della cultura nel 2019, ospiterà una vera e propria settimana digitale, in cui il mondo dell’innovazione parlerà con quello della cultura, cercando sinergie prima forse impensabili.
Saranno aperte da Giampiero Pepe, professore di fisica sperimentale all’Università di Napoli Federico II, che spiega in un’intervista a Wired come tutto sia iniziato da una sperimentazione ministeriale della tecnologia 5G, che coinvolgesse anche il CNR, il Politecnico di Bari e l’università della Basilicata.
Da questo sodalizio nasce la Casa delle Tecnologie Emergenti di Matera, nata per dare un respiro il più internazionale possibile alla tecnologia emergente e alle strategie imprenditoriali delle PMI del territorio.
La valorizzazione passa dal 5G?
Non mi addentro in dibattiti politico-tecnologici, ma di sicuro già l’attenzione dimostrata da questo genere di iniziative verso la connettività delle aree periferiche, e quindi verso la risoluzione almeno auspicata del digital divide, mi sembra comunque un buon punto di partenza.
Che dire, il 5G promette di risolvere la connettività delle periferie, nonostante la necessità comunque stringente di architetture nuove, che per ora stanno nascendo non in provincia.
Prima di poter trarre conclusioni dobbiamo aspettare proprio questi eventi, come la Matera Digital Week, che consentono di calare nella pratica i buoni propositi politici.
Ma questa settimana consente, anche e soprattutto, di conferire una rilevanza pubblica all’argomento della connettività, forse garantendo un interesse duraturo nel lungo termine.
Perché si sa, senza la vera volontà di miglioramento sostanziale, tutto cambia perché niente cambi.