I 24 Capricci per violino solista, Op. 1 di Niccolò Paganini sono semplicemente una pietra miliare nel repertorio per violino. Noti per essere molto difficili dal punto di vista tecnico, sono stati composti tra il 1802 e il 1817 e dimostrano l’incredibile abilità di Paganini come violinista, ma anche la sua profonda comprensione della meccanica e delle potenzialità espressive del violino.
Ogni Capriccio è unico.
Abbiamo l’uso innovativo di tecniche estese, come armonici, pizzicato con la mano sinistra, doppie, triple e quadruple corde, variazioni di dinamica e agilità nel cambio di posizione lungo la tastiera.
Una tecnica incredibile
I Capricci introducono tecniche rivoluzionarie. Per esempio, il Capriccio n. 1 in Mi maggiore è un brillante esercizio di arpeggi su tre corde, mentre il Capriccio n. 24 in La minore, forse il più famoso, è un tour de force di variazioni tecniche, includendo una serie di variazioni che richiedono un controllo eccezionale dell’arco e della tastiera.
La precisione necessaria per eseguire i Capricci è eccezionale. La velocità e la chiarezza richieste in passaggi rapidi e complessi, come nei Capricci n. 5 e n. 16, sono una delle asperità più difficili da tollerare per chi vuole inserire questo pezzo nel proprio repertorio.
Una cosa che ho sempre pensato è che, a fronte di un virtuosismo molto pronunciato, non ci fosse esasperazione. O meglio: nonostante la loro natura tecnica, i Capricci sono altamente espressivi. Il Capriccio n. 6 in Sol minore, per esempio, è una meditazione malinconica che utilizza armonici per creare un’atmosfera eterea.
Sulle variazioni, io amo particolarmente quelle di Brahms, Rachmaninoff e Lutosławski sul Capriccio n. 24, che potrei ascoltare di seguito anche per un giorno intero.
Due parole su Paganini
Paganini iniziò a suonare il mandolino all’età di cinque anni e il violino all’età di sette, sotto la guida di vari maestri, tra cui suo padre e successivamente il noto violinista Alessandro Rolla.
È noto per aver rivoluzionato la tecnica violinistica: introdusse l’uso esteso di armonici, pizzicati con la mano sinistra e la tecnica del staccato volante. La sua abilità nell’utilizzo di doppie corde e di varie posizioni sul manico gli consentì di eseguire passaggi di estrema difficoltà.
Ma il suo vero punto di forza, da cui “Paganini non ripete”, erano le esibizioni. A quanto pare, oltre ad essere un virtuoso e compositore di prim’ordine, era anche un animale da palcoscenico!