Ricapitalizzazione potrebbe essere un termine frainteso, ma non sto parlando di emissione di titoli azionari. Sto parlando dell’emissione di titoli culturali e professionali in grado di dare all’Italia del lavoro gli strumenti per crescere nel mondo in cui stiamo vivendo, senza subirlo. Sto parlando di investimenti per lo sviluppo del capitale umano, per la sua valorizzazione, investimenti di risorse economiche e culturali.
Investimenti utili alla crescita di quelle professionalità sempre più immobili e ancorate a logiche del passato.
Non è così facile, ne sono consapevole, anche io fatico a stare al passo con la rapidità evolutiva della nostra quotidianità. Tuttavia non possiamo arrestare il nostro cammino, la crescita e l’integrazione della nostra società attuale per una nostra incapacità di movimento. Non possono fare tutto i giovani, hanno bisogno del nostro supporto per calarsi nelle logiche che noi abbiamo creato e farle evolvere in modo coerente e appropriato al contesto.
Dobbiamo avere gli strumenti per evolvere, poiché come già affermato in un recente articolo: non dobbiamo fermarci ai casi di successo altrui o del passato, ogni epoca e ogni campo hanno particolarità differenti, esattamente come me e voi.
Perché ragionare su una ricapitalizzazione del capitale umano?
Perché l’applicazione della conoscenza umana al lavoro e alla vita sociale è uno degli elementi cruciali per la crescita economica e sociale di un paese. La valorizzazione di questo capitale umano passa necessariamente dall’istruzione, dall’informazione e dall’esperienza. Se l’istruzione in primis è un elemento su cui si possono agevolmente concentrare investimenti connessi all’acquisizione di conoscenze e capacità tecniche, in realtà la combinazione di tutti e tre è fondamentale affinché la popolazione lavoratrice sia in grado di esprimere e sviluppare le proprie capacità al meglio. Per poter mettere a frutto la propria istruzione in una società dominata da mutevoli esigenze, scoperte e innovazioni, è necessario che l’istruzione sia accompagnata da un costante ed adeguato flusso d’informazioni. Allo stesso modo il capitale umano dev’essere nella condizione di poter applicare le proprie capacità, metterle alla prova dei fatti e acquisire esperienza diretta del proprio contesto locale e nazionale.
Una ricapitalizzazione o forse meglio, un aumento di valore delle risorse a disposizione, è oggi necessario per garantire alle popolazioni di adeguarsi anche alle rapide mutazioni tecnologiche del mondo del lavoro. Una capacità che molti non hanno singolarmente, ma potrebbero sviluppare con una maggiore attenzione alla propria formazione. Senza scomodare Becker o le teorie più recenti sulla valorizzazione del capitale umano, basterebbe almeno provare a ricapitalizzare l’Italia del lavoro.